Il colon irritabile (IBS) ai tempi del COVID-19

Roberta Fiore

Roberta Fiore

Biologa Nutrizionista

l’IBS (Irritable Bowel Syndrome), ovvero la Sindrome dell’intestino irritabile, è un disturbo gastrointestinale comune con una elevata prevalenza globale ed un forte impatto sulla qualità della vita. La sindrome è caratterizzata da dolore addominale ricorrente per almeno 4 volte al mese per almeno 3 mesi, cambiamenti dell’alvo (stitichezza/diarrea) e gonfiore addominale. La patologia presenta diversi sottotipi, ed i sintomi variano in ogni paziente.

COME DIAGNOSTICARE IL PROBLEMA?

La diagnosi si basa sulla presenza dei sintomi caratteristici, fatta esclusione di malattie organiche simil sintomatiche diagnosticate mediante test ed esami di laboratorio (celiachia, malattia infiammatoria intestinale, cancro del colon-retto, infezioni enteriche ecc).

La patofisiologia non è completamente compresa, ma diverse anomalie sembrano contribuire alla sua patogenesi, incluse la dismotilità intestinale, l’ipersensibilità viscerale, l’infiammazione della mucosa di basso grado e le alterazioni del microbiota ma soprattutto la distruzione dell’asse intestino-cervello (bidirezionalità intestino-cervello).

A livello intestinale è presente il cosiddetto “secondo cervello“, che è in continua comunicazione con il nostro sistema nervoso centrale (SNC). Il microbiota intestinale svolge un importante ruolo nella comunicazione, i microrganismi che albergano nel tratto gastrointestinale sono infatti in grado di modulare l’attivazione delle cellule del sistema immune e dell’epitelio intestinale, trasducendo segnali infiammatori (o anti-infiammatori) al sistema nervoso enterico e conseguentemente al SNC.

Il rapporto bidirezionale appare evidente se si considera che ansia e stress sono causa di disordini del tratto gastrointestinale, ed a loro volta, i sintomi intestinali possono determinare stati di ansia ed alterazioni dell’umore.

Non a caso l’insorgere o l’esacerbarsi della patologia sono dovute per il 70% da ansia, stress e nervosismo e per il 30% dall’alimentazione.

Oggi viviamo nel pieno di una pandemia mondiale, dove le nostre abitudini sono state stravolte, dove i rapporti sociali, gli hobby e gli sport sono stati messi da parte, lasciando ampio spazio alle problematiche economiche ed all’incertezza del futuro.

Sempre più persone si accorgono di avere tali sintomi, con una incidenza maggiore nel sesso femminile. Chi ne è affetto ha imparato a conviverci silenziosamente ed in pochi si rivolgono al medico e riescono ad avere una diagnosi riportando ripercussioni socio-psicologiche e sulla qualità della vita.

COME POSSIAMO RIDURRE GLI STIMOLI?

Eliminando le fonti principali di stress, praticando attività motoria all’aria aperta, meditazione e yoga, dedicandoci alle nostre passioni e prendendoci cura del nostro corpo, ma soprattutto introducendo i cibi giusti.

La Monash University ha studiato i cibi che possono alleviare i sintomi, il dolore ed il disagio causati dalla sindrome. I Carboidrati scarsamente assorbiti, chiamati FODMAP, sono stati indicati per essere i responsabili dei sintomi. FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides monosaccharides, and Poliols, poco digeriti da tutti ma capaci di indurre i sintomi nei soggetti con IBS. Questo poiché nell’ultima parte dell’intestino tenue non riescono ad essere assorbiti, richiamano acqua e vengono fermentati con conseguente produzione di gas e distensione luminale.

Un approccio dietetico per alleviare e ridurre i sintomi è la dieta low-FODMAP, che consiste in una prima fase di esclusione dei cibi ad alto FODMAP della durata di 3-4 settimane ed una successiva fase di reintroduzione. Gli alimenti da escludere sono quelli contenenti frutto-oligosaccaridi e galatto-oligosaccaridi, lattosio, fruttosio e tra i polioli xilitolo, maltitolo, sorbitolo ecc.

LA PIRAMIDE IBS

La piramide IBS è costruita sulla base delle attuali linee guida e della letteratura esistente sulle raccomandazioni dietetiche e sullo stile di vita. Le raccomandazioni sono disposte sulla base della frequenza di assunzione raccomandata in ordine ascendente, dal più al meno frequente. Sul lato sinistro ritroviamo raccomandazioni sul consumo di fibra, sulla supplementazione con probiotici e sull’importanza di essere seguiti da un nutrizionista esperto, per non incorrere in carenze nutrizionali.

dott.ssa Roberta Fiore Biologa Nutrizionista

BIBLIOGRAFIA:

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